La cronaca e il senso di verità delle cose impongono di dirlo con chiarezza: il Verona è salvo. La vittoria di Firenze, thrilling con colpo di scena finale che avrebbe fatto la gioia dei maestri del “giallo”, è il suggello a un campionato che ha vissuto in perenne oscillazione tra picchi favorevoli e delusioni cocenti. Quel che conta è conservare la categoria e i milioni di euro che porta con sé. Missione compiuta, bravi tutti.
Adesso viene il tempo della programmazione. Ancora Maurizio Setti non parla del futuro, dei contratti in scadenza, di una struttura che si è rivelata vincente e che non è stata, per il momento, confermata.
L’unico modo per il Verona di vivere (se possibile) bene in Serie A è operare come ha fatto finora. Prendere giocatori a basso costo, se non a zero, oppure muoversi sul filo dei prestiti con diritto di riscatto, scommesse economiche che permettono, se valorizzate – e questo è il compito assolto dall’allenatore –, di portare a risultati sportivi e di cassa.
Il prossimo Hellas non potrà prescindere da questi principi. Setti, apparso più staccato dalla realtà gialloblù in quest’ultimo anno, dovrà ribadire il proprio approccio imprenditoriale alla materia calcistica, senza perdere di vista un aspetto che conosce a menadito: dato che parliamo di business, persino prima che di pallone, in un’azienda che funziona i manager restano sempre al proprio posto.